COMMENTI ALL'OPERA DI MANUEL CUÑA NOVÁS





NOTIZIA DEL “FABULARIO NOVO”

Fermín Bouza Brey (1952)


Abbiamo fra le mani un libro fatto di silenziosi rituali come in un’opera di magia; di larghi fili di solitudine nelle notti autunnali, quando il rospo insonne e la nascosta lucciola compongono per lo spirito sveglio del poeta una raccolta di favole fatte di profondi suggerimenti che prosciugano la volgarità sentimentale.


...... Il paesaggio poetico di Cuña Novas evoca, nel profondo, un lirismo patetico, una terribile angustia dell’insoddisfazione, del mai raggiunto, che ci avvolge in segreti timori. E da questa profondità umana, penetrante, nasce all’improvviso una canzone che vuole essere allegra ma che a stento riesce a muovere il silenzio cercato.






CUÑA NOVÁS

X.L. Méndez Ferrín (Faro de Vigo, del 29 luglio 1991)


Per uno di questi miracoli che avvengono nella nostra cultura marginale e relegata, durante quasi trent’anni il Fabulario Novo di Manuel Cuña Novás è stata una delle grandi opere del nostro tempo e ha influenzato le generazioni successive grazie alla sua riproduzione in antologie, senza che a nessun editore passasse per la testa ristamparle. Un libro ammirato, letto (sebbene in modo frammentario), imitato, amato da ampi circoli di lettori; un libro che, nel 1952 vedeva stampati soltanto un centinaio di esemplari dei quali, buona parte, erano stati inviati in America. Probabilmente la parola miracolo risulta eccessiva, ma non riesco a sostituirla con nessun’altra.


In Fabulario Novo si continua il canzonierismo, il nuovo trovadorismo, la leggerezza sottile e burlona tipica della generazione galiziana del 1925 e di quella spagnola chiamata del 1927 o almeno di una parte di questa. E, comunque, uno dei virtuosismi di questo libro sta nella rottura con la tradizione, con una certa grammatica, una certa cantilena che, in questi anni, stava danneggiando notevolmente la nostra poesia...


...Cuña, in questo modo, crea un poema diverso, dai versi larghi e pastosi, pieno di ardori negri e di deformazioni. Tra immagini ombrose e commoventi, Cuña ci fa entrare nella dimensione del sogno e dell’incubo. Chiama a raccolta gli animali messaggeri dell’angustia e del radicale vivere quotidiano e loro si avvicinano striscianti nella notte. Ermetica e surrealista, la poesia del Fabulario Novo seppellisce per sempre i modi e le forme dell’avanguardismo e del ludismo...


Obbligato da una parte dall’esplosione della novità e della libertà che ha portato il dopoguerra mondiale in Europa e, dall’altra, dalla meschinità, la miseria e l’abbattimento del dopoguerra spagnolo e dal franchismo, il libro di Cuña Novás ha significato, per noi e per i più giovani, un faro dalla luce scura, una stella nera, un raggio oscuro, come dissero genialmente Pondal e Neval (come rimano bene i due nomi!).