Testimonianza
La vita mia è come una lenta medusa.
Lunghe notti di incerti sentieri nelle tenebre
coll’eterno desiderio della fiamma che non trovo.
Servitú? Due figli; e in nessun luogo un focolare.
Se per caso capitate al mio fianco
non vi incanti il segreto del mio vuoto:
io spingo i muri che limitano l’orrore altrove.
Ma se trovate un corpo d’angoscia nella vostra via
con una freccia, ancora calda dal volo, tra le sue mani,
ridatemelo: sono io.
Giorno dei defunti
Cadono e volteggiano le foglie intorno all’acqua
come se dicessero: piangete
Suonano le campane silenzio senza conforto
come se suonassero: piangete
Piangete i confitti nell’ombra e nella morte,
gli ignudi sommersi nella terra livida;
il loro miscuglio fedele scorre dolcemente
e svanisce al tatto della presenza corporea.
Unge il gufo lo sperma asciutto
che accende la fiamma gialla titubante del ricordo.
Presagiscono i cani la profonda verità dei cadaveri
e il loro oblio echeggia la notturna servitù dei morti.
Ora il vento olezza di fiori appassiti,
le corone di mirto che scompigliò il tempo,
e palpo nell’altra luce dello sconforto
altre parole ghiacciate dell’ultimo malaugurio
nell’istante inafferrabile.
Nausea cristallina che adombra la fronte
è questa putredine
che scorre in un lattiginoso sentiero di vermi.
Questi morti abbandonati agli artigli della terra,
inondati dalla luce che illumina le notti
tornano attraverso i muri,
corpi disabitati nella colpa orfana della terra,
e cercano dolcemente rifugio allo sconforto.
Finestra che albeggi
Finestra che albeggi
vesti del caso: ricamato
nell’anverso del mio silenzio:
nell’eternità che attendo.
Limite del dormiveglia,
lenta cifra dello spazio
misurato nelle assenze
dell’eternità che attendo.
Amorosa del limite
per una luce di augello:
il mio cuore presagisce
l’eternità che attendo.
Scordati delle cos
Scordati delle cose
e domani saranno tue
senza saperlo
Non posare le mani nell’aria
Non posare le mani nell’aria
come un addio di fiori appassiti.
Non farlo, per Dio.
Non dire quel che piangendo
il passero ti cantò.
Non dirlo, per Dio.
La nuvola è leggera e se ne va
rimame il fiore che appassisce.
Pioggia lenta sui campi ...
come piove, cuore mio!
Saudade: donna di pioggia
Saudade: donna di pioggia lieve
carne di nebbia. Gemito puro.
Corporeità sfuggevole
di un dolce sogno in assenza.
Malinconia
di rimembranza, amata eterna,
che scioglie le terre natie
svanendo, perpetua.
Canta, ave fedele e canta
Canta, ave fedele e canta
tra i rami ineffabili del mio corpo
mentre cadono: dal sonno,
manoscritte,
le foglie del silenzio.
La passione del tuo canto sarà sempre
misura dell’eterno.
Memoria
Memoria,
memoria di alte ali
è questo dolore continuo dei fianchi
che mi accompagna:
sono queste mani che volteggiano sempre
disperate:
questa luce che sta cadendo dai miei occhi
fendendo in due la fiamma.
Ah! fiamma interna che apre al volo
del terribile destino delle ali.